2006-09 "Cinema e nuvole" - DS Informa Terre di Leuca

Il cinema è una fabbrica di sogni. L’industria cinematografica è semplicemente un business con tutti i suoi doveri, ammiccamenti e compromessi. Il Salento Film Festival, dando spazio al cinema indipendente, a quello ancora poco inquinato dalle major americane o dai censori governativi di ogni paese, ha riproposto il “sogno”. E quell’aria sognante, ma anche frizzante, partecipe, amichevole, si respirava nella settimana fra il 9 e il 17 settembre a Tricase fra Piazza Pisanelli e le varie sale di Palazzo Gallone. Nella sala del Trono ci siamo riparati in un paio di sere ventose, nelle salette adiacenti abbiamo studiato i disegni di Mauro Borrelli e visto qualche cortometraggio. C’erano attori e registi venuti da tutto il mondo e questo è già un evento per Tricase e una regista australiana molto nota nel suo paese ha potuto dire “qui guardo ogni palazzo e leggo mille anni di storia e cultura. Da noi ogni casa non ha più di cento anni.” Peccato che noi non sappiamo valorizzare quello che abbiamo: noi buttiamo a terra un muretto un secco come un fatto normale (specie se dobbiamo fare un semplice lavoro di manutenzione stradale), non considerando che quella cosa potrebbe avere dieci o quindici secoli. Peccato che non sappiamo quasi niente della nostra storia né locale né nazionale e le nuove generazioni ancor meno, presi da miti e modelli metropolitani, basati sull’apparire. Peccato che in piazza si siano visti pochi giovani. Ho chiesto a qualcuno perché non si avvicinasse al festival del cinema e ho ricevuto due tipi di risposte: “la sera eravamo impegnati su Piazza Cappuccini e nessuno voleva venire lì, perché dovevamo organizzarci dove andare a passare la serata”; “quando vogliamo vedere un film lo noleggiamo alla videoteca e lo vediamo a casa di un’amica”. Disarmanti risposte nella loro semplicità: nessuna critica, nessuna obiezione, semplicemente nell’abitudine del nulla non c’è spazio per qualcosa di interessante. Se uno di loro si facesse prendere dalla voglia di una serata, una sola, trascorsa a vedere i film o i bellissimi cortometraggi (consiglio a tutti il vincitore “SPIN”) sarebbe considerato out, deriso dai suoi compagni come “uomodachiesamadre”, che sta per sinonimo di “secchione” o “bravo ragazzo”. Questa è anche una (non) risposta a tutti noi adulti che vorremmo capire perché a Tricase è scoppiato il bullismo o la voglia di branco o le passeggiate maleducate nei vicoli più degradati.

Ma torniamo al SIFF: grande successo ancora una volta nei media internazionali, un po’ meno in quelli locali e nazionali. Un festival basato sul volontariato di pochi ragazzi, venuti da varie regioni italiane (una anche dall’Armenia), su pochi sponsor privati e pochissimi soldi pubblici. Un discorso lungo quello dei soldi destinati alla cultura da parte dei vari enti locali, un discorso complesso in Italia più che in qualsiasi altra parte del mondo come ha potuto ben constatare l’organizzatore Gigi Campanile. Un discorso che ci ha fatto precipitare nell’anonimato culturale, nel marasma delle beghe politiche, delle gelosie paesane, nelle sagre volgari, senza amore e partecipazione per nessuna cosa. Il Salento International Film Festival di Tricase ha mostrato delle potenzialità incredibili che tanti hanno intravisto, prima fra tutte quella di un’apertura reale del nostro territorio al mondo intero, con positive ricadute in tutti i settori. Senza dimenticare il piacere sottile di vedere in anteprima dei film che poi circoleranno nei vari festival (e forse qualcuno in tv), parlare con estrema semplicità con attori, registi, scenografi e musicisti, che quando vengono a Tricase si calano in una realtà che li attrae e li entusiasma. Ma senza un coinvolgimento generale, prima popolare, e poi politico ed imprenditoriale, non si riuscirà a potenziare questa manifestazione e probabilmente come tante cose passate sulle nostre teste sarà bene farla da un’altra parte. Perché sono d’accordo con Gigi: nella vita bisogna insistere, ma a volte, per non farsi prendere dalla depressione totale, è meglio scappare.

 

DS Informa Terre di Leuca - Settembre 2006

Alfredo De Giuseppe

 

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