2001-05 "Cronistoria di un apparentamento difficile" - Nuove Opinioni

Fughe, paure e sospetti per un accordo di governo.

Lunedì 14 maggio 2001, allo spoglio delle Amministrative di Tricase appare subito chiaro che nessun candidato Sindaco avrebbe vinto al primo turno. Il gruppo di Musio aspetta nella sala del Comitato, in via Cadorna. I fans di Coppola sono in via Municipio, con un monitor che dà all’esterno: un grafico comunica che Coppola è in testa, Musio è terzo, dovranno fare un apparentamento, per battere Sodero al ballottaggio.

Martedì 15 maggio, pomeriggio, le diplomazie tardano a mettersi in moto. La notte è stata lunga, alzare il telefono per primo è segno di debolezza. Si analizza il voto, si cerca di trovare elementi utili ad un apparentamento di valore.  Musio porta in dote i suoi 3.000 voti e un sensibile successo personale, con 1.000 preferenze in più rispetto a quelli delle sue liste. Coppola confida nell’impossibilità di Musio di schierarsi con la destra. In linea con quanto detto nella sua lunga campagna elettorale non vorrebbe parlare subito di numeri, cariche ed assessorati. E poi in definitiva un po’ di riflessione non guasta.

Mercoledì 16 maggio, iniziano i confronti interni e le prime consultazioni diplomatiche. Dalla parte di Coppola, DS, e Giovani del Centro Sinistra chiedono un accordo politico-programmatico che permetta di vincere, senza un apparentamento formale: in questo modo il Sindaco avrebbe in Consiglio una sua maggioranza con 12 eletti, oltre ai 3 che toccherebbero alle liste di  Musio. La minoranza ne uscirebbe doppiamente sconfitta. Dalla parte di Musio si sostiene invece che l’apparentamento è visibilità politica, un modo per premiare anche i propri elettori, che non possono sentirsi solo utilizzati.

Entrambe le tesi hanno il loro fondamento e i due schieramenti del centro sinistra, ognuno per proprio conto, continueranno per tutta la giornata ad incontrarsi, per chiarirsi meglio fra i loro stessi alleati.

Alla fine le posizioni rimangono immutate: accordo politico esterno da una parte, apparentamento ufficiale dall’altra.

Giovedì 17 maggio, le posizioni si fanno più rigide. In paese serpeggia l’ipotesi, clamorosa, di una rottura definitiva fra Musio e Coppola. Gli schieramenti continuano a ritrovarsi freneticamente: Coppola nella sede al primo piano del Centro Lama e Musio nei locali di via Cadorna, adiacenti la Kalintour. Due bastioni inespugnabili. Guardie armate controllano, accordi sottobanco non sono possibili.

Nel pomeriggio Coppola sembra essersi convinto che è meglio rischiare da solo, magari perdere in piedi, piuttosto che governare male. Musio si è convinto che senza apparentamento ufficiale è meglio stare alla finestra e vedere le mosse della nuova giunta. Ma i Popolari rompono il fronte di Coppola e insieme alla lista Colazzo ritengono corretta l’impostazione di Musio. E’ sera. Alle 21 Verdi e Giovani ribadiscono il loro no, il DS è diviso, combattuto, quasi tormentato. I Democratici di Musio attendono risposte, riuniti nella loro sede. Alle 22,30 vengono convocati in via Vittorio Emanuele e, quasi a sorpresa, viene loro comunicato che tutti sono convinti che l’apparentamento, questo matrimonio è da farsi. Applausi e strette di mano, mesi di incomprensioni (che hanno portato alla doppia candidatura del centro sinistra) sembrano superati.

Venerdì 18 maggio inizia in malo modo, entrambi gli schieramenti hanno dormito con il mal di pancia: Coppola ha digerito con difficoltà quest’accordo, e Musio si rende conto che aver ratificato un apparentamento senza concordare qualcosa sul futuro organigramma, equivale a una semplice tappa intermedia. Alle 10,30 Fernando Accogli e Gianni Mastria, in rappresentanza delle liste di Musio, si recano nella sede di Coppola e prospettano al candidato Sindaco le loro richieste: Presidente del Consiglio Comunale e due assessori. Coppola abbozza, si sente accerchiato, prende tempo fino alle 13 e convoca o sente tutti i suoi. A nessuno sembra piacere questa richiesta: appare eccessiva, intempestiva e, diciamola, un po’ ricattatoria. Per Musio & company invece è il minimo per dare dignità e valore politico alla forza espressa dalle urne.

Alle 13, con lodevole puntualità, i delegati di Musio, guidati da Mimino Longo, aspettano una risposta nel corridoio del comitato di Coppola. Si sa, aspettare non fa piacere a nessuno, specie se manca anche una sedia. Dopo circa un’ora esce dalla stanza della riunione Roki Sperti dei Popolari per dire che hanno bisogno ancora di un po’ di tempo. A quel punto la delegazione di Musio, esasperata, rompe gli indugi e dice stop: chiamateci solo se avete notizie importanti e definitive.

Il pomeriggio è pieno di voci ricorrenti su possibili accordi trasversali con Sodero, con rotture definitive in un crescendo di nervosismi reciproci, provenienti soprattutto dalla base e dai candidati non eletti. Effettivamente Coppola esprime ai suoi la convinzione che è meglio correre da soli e dare agli elettori un messaggio di estrema chiarezza. E poi dove è scritto che uniti si vincerà? E’ questo il momento in cui entra in campo il partito dei moderati e cerca di convincere Coppola: tu da esterno, e coerentemente con le tue idee, puoi anche perdere, ma noi non possiamo essere così drastici e consegnare di nuovo l’Amministrazione di Tricase alle destre. Serrano, poco coinvolto emotivamente e quindi più lucido, guida la truppa dei popolari, ai quali si accodano, convinti, Colazzo e Zocco. Le ultime resistenze di DS, Giovani e Verdi vengono superate con una proposta di mediazione: ai Democratici andrebbero il Presidente del Consiglio Comunale e un solo assessore. A quel punto Coppola accetta e con lui tutti. La proposta viene comunicata, per telefono, a Musio, che dice di voler riflettere. Dunque Carmine Zocco, segretario dei DS, si reca presso l’ufficio di Musio e cerca di convincerlo della ineluttabilità di una tale proposta, già frutto di un grosso ridimensionamento delle aspettative degli uomini di Sinistra.

Siamo alle ore 18,30: Musio accetta: c’é un nuovo appuntamento alle 20 per siglare con Coppola l’accordo definitivo. Un piccolo giallo: dalle 16 Coppola è irreperibile. E’ evidente una sua voglia di riflessione. Sa che questa scelta ridimensiona la portata innovativa del suo progetto e il piacere di una squadra  tutta sua, ma per la prima volta, deve fare i conti con la real politik.

Alle ore 20 via Cadorna è invasa dai sostenitori di Musio. Una folla brulicante, perfettamente aggiornata sull’andamento delle trattative, attende l’esito finale. Arrivano però solo telefonate, ogni mezz’ora: scusateci, ma Coppola arriverà fra poco. Così fino alle 22,30. A quel punto la folla è montata, si è incazzata, si sente presa in giro dai sostenitori di Coppola. Soprattutto vede in questo ritardo segnali di arroganza. Qualcuno grida: votiamo Sodero.

All’improvviso arrivano Carmine Zocco e Antonio Turco, segretario del PPI, e cercano di ratificare l’accordo precedente. Musio, stizzito dall’assenza di Coppola, non partecipa all’incontro. La  sua delegazione rilancia: non ci va più bene un assessore, ce ne vogliono almeno due. Zocco e Turco si alzano e se ne vanno. Sembra proprio finita: una rottura incredibile, dopo aver raggiunto un accordo.

Sono le 23. Ma forse è il caso di un’ulteriore riflessione: Musio si allontana con il direttivo del suo partito e, in una cerchia più ristretta prevale, pur fra la stanchezza, l’idea di governabilità e accettano l’accordo (1+1).

La decisione viene comunicata, in un momento incandescente, ai sostenitori, in un’assemblea che, numerosa e vivacissima, approva, seppur con qualche opposizione.

E’ ormai l’una di notte. L’apparentamento c’è, un sì sofferto, strappato alla fine di una lunga giornata. Un venerdì 18 maggio 2001 che, nei vari passaggi psicologici e numerici, potrebbe pesare per i prossimi cinque anni.

 

Nuove Opinioni  - Maggio 2001

Alfredo De Giuseppe

 

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