2000-06 "Muretto, per non piangere più" - Il Volantino

Ho quarantadue anni, faccio foto da quando ne avevo tredici, soggetto preferito: Tricase Porto.

Questi brevi appunti sono frutto dello sguardo fotografico degli ultimi trenta anni, uno sguardo semplicemente amatoriale.

Posso affermare senza temere di essere smentito che negli ultimi trenta anni Tricase Porto è stata degradata ogni qual volta è stata toccata da privati, dal Comune o dalla Provincia, Anas e quant’altro. Nessuno di questi interventi devastanti ha avuto almeno la giustificazione di nuovi servizi, nuovi posti-letto, nuovi occupati (non è caratteristica come un’isola greca, non è efficiente come un porto inglese, non cerca mai una sua identità).

Quei duecento metri che vanno dalla “rotonda” fino alla spiaggetta del porto sono da raccontare.

-     la nuova rotonda è una grande tetta di cemento, peggio di quelle siliconate che si vedono nei films; quei quattro giochi potevano trovare posto nella vecchia rotonda in pietra arenaria;

-    c’è l’abbozzo in cemento di uno sciagurato ampliamento della sede stradale; quelle colonne rimarranno lì almeno altri venti anni senza che nessuno si scandalizzi;

-    è stato ampliato il porto creando una bagnarola per natanti da “boy-scout”;

-    a causa di uno scempio inutile sono state distrutte le famose “taiate” dove i nostri antenati avevano prima ricavato i tufi per le loro case, poi lavorato le pelli e dove era bello imparare a nuotare o stare a bagnarola;

-    abbiamo, in compenso, una orrenda gru di stampo transoceanico, che lavora circa 12 ore l’anno;

-    i nuovi uffici della capitaneria di porto sono un inno allo squallore e al cattivo uso dei materiali, soprattutto quelli utilizzati per le rifiniture e per gli infissi;

-    il ristorante “il porto” ha una sopraelevazione in alluminio bianco e altro materiale inguardabile;

-    il castello rosso posto sulla spiaggetta ha balconi ricoperti da tettoie in alluminio, in perfetto dispregio dell’estetica: eppure non mi risulta che tale casa sia abitata più di 30-40 giorni l’anno;

-     “l’albergo” che sorge sul porto in proprietà Sauli è da tempo un rudere in cerca d’autore: qualcuno che ne racconti la sua vera storia;

-     la discesa alla spiaggetta è una sconcertante colata di cemento e anche quel poco di sabbia che porta il mare è delimitata da un pericolosissimo cordone in cemento;

-     i bar e i negozi si sono ammodernati con vari gusti, essenzialmente con materiali di Sassuolo, che come ben sappiamo è una frazione di Tricase (verso Lucugnano);

-     il muretto in tufi arenari è stato inutilmente sostituito da un muretto in cemento, rivestito da chissà quale pietra, per ampliare la passeggiata di circa 80 cm; per realizzare questa portentosa opera architettonica è stata danneggiato il sottofondo stradale che era pieno di piccole e grandi cisterne e sistemi di deflusso delle acque piovane, oltre che costituito da materiale di risulta compattato alla fine dell’Ottocento. Il 23 maggio 2000, al primo acquazzone, si è aperta una voragine di notevoli dimensioni di cui tutti hanno parlato.

 

(Non vorrei prendermi molti meriti, ma uno almeno ce l’ho: nel Luglio 1981 scrissi un articolo per Nuove Opinioni intitolato “Il muretto ovvero il pianto” e da allora fu per tutti il Muretto del pianto. Don Tonino Bello che all’epoca era il parroco di Tricase e cercava di correggere la mia consueta tirata blasfema mi disse che in fondo potevo essere un po’ più buono e considerare semplicemente quel posto come il posto eletto dai giovani per i loro incontri.

Forse aveva ragione e forse no, ma intanto anche quel muretto è stato spazzato via da questa furia chiamata ignoranza…)

 

Senza voler dire niente di tecnico e niente di politico vorrei rivolgere un solo invito ai politici e tecnici: non lavorate molto di fantasia, non abbiate la frenesia di fare qualcosa per Tricase Porto, lasciate le cose così come stanno finché non si decide davvero cosa fare.

 

“Il Volantino” – Giugno 2000

Alfredo De Giuseppe

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