1998-08 "La chiarezza delle cazzate" - Il Meridiano

Lo dico subito con estrema chiarezza: continuiamo a programmare e a fare grandi cazzate.

Dai pubblici manifesti leggo che il Consiglio Comunale di Tricase fa i voti all’Amministrazione Provinciale per l’ampliamento delle strade che collegano Tricase a Lucugnano e Depressa.

È evidente che nessun consigliere comunale, liberamente e dopo intense e gravose battaglie fattosi eleggere, ha avuto il tempo di analizzare con attenzione le strade in questione, l’intero territorio di Tricase, il problema reale della viabilità.

Andiamo con ordine. Le due strade sono più che sufficienti per assorbire il modesto traffico di collegamento con le due frazioni (strade di quelle dimensioni collegano importantissime aree industriali del Nord). Il loro ampliamento (due, tre corsie, guard-rail) servirebbe unicamente a distruggere muretti a secco, antichi muri di cinta e sconvolgere ancora il nostro tradizionale e unico paesaggio. Se poi c’è da abbattere ulivi, pajare, pozzi, cisterne e qualsiasi altra testimonianza storica, non vi sarà alcun problema, la ruspa non guarda tanto per il sottile, l’importante è finire i lavori (che durerebbero comunque dieci anni).

Questa è la logica con la quale si è andati avanti negli ultimi quarant’anni, da quando abbiamo pensato che avevamo solo due modi per costruirci lo sviluppo: strade e case dappertutto, ovunque, in ogni luogo, come ossessione da ampliamenti, nuovi asfalti e nuove ville con prato finto, finta pietra, chiuse tutto l’anno ma di fronte al mare.

Abbiamo convissuto, spesso in silenzio e spesso complici, di questi modelli di sviluppo, sempre recepiti da consigli comunali, da sindaci, burocratici, tecnici (evviva la pappa, tutti insieme appassionatamente) e da un popolo poco educato all’uso del territorio e che nello spazio di una trasmissione a quiz ha dimenticato la pazienza, la tecnica e la discrezione costruttiva dagli ultimi tremila anni.

Chi ha tentato di opporsi è stato via via bollato da epiteti vari, vecchio, antistorico, ammalato di nervi, ammalato nel fisico, lasciato dalla moglie, ha perso tutti i soldi e insomma sempre poco attendibile.

Ma i nostri consiglieri comunali, eletti liberamente da un popolo che non legge, non scrive, non vuole pensare a niente e di niente vive (escluso auto, telefonino e forse qualche bagno a mare) non hanno alcuna voglia di uscire dal coro e nel coro stanno, siano minoranza o maggioranza.

Allora non c’è nessuno che grida agli scandali territoriali che di volta in volta si perpetuano sotto i loro occhi, un po’ alla volta, modificando il paesaggio come nessun altro paese europeo si sogna di fare, lasciar perdere ogni volta il fatto secondario rispetto ai bisogni primari è un errore grave.

Non succede mai niente di clamoroso, e tappa dopo tappa, nessuno è responsabile, e allora il lungomare va riempito ancora di cemento per un’improbabile passeggiata, che essendo non armoniosa con l’ambiente, non dice niente a nessuno.

Manca nei nostri amministratori l’anima romantica, quella dei messaggi sotterranei e che rimangono indelebili e non quelli propagandistici infissi sui manifesti.

E poi siamo fuori tempo massimo: la popolazione non cresce più, i giochi sono fatti, è il caso di distruggere ulteriormente?

Un’amministrazione coraggiosa, forte, un po’ futuribile e con un briciolo di fantasia dovrebbe per un tipico paesotto del Sud come Tricase, avere questo tipo di idee (proviamo a fare il gioco del programma elettorale): basta con gli sventramenti del territorio, il lungomare è inutile perché per passeggiare su può andare sugli scogli che illumineremo con delle luci idonee e poi per parcheggiare non c’è alcun problema in quanto vi saranno due autobus (costano meno dell’ampliamento) che collegano Tricase al suo Porto ogni dieci minuti, giorno e notte. Anzi, vi sarà un divieto di sosta così generalizzato che sarà impossibile non preferire il solito bus.

È finita l’epoca di abbattere muretti a secco, pajare e altro ed anzi dobbiamo lavorare per rimetterli a posto, noi e voi, cari concittadini. È arrivato il momento di investire nel .recupero, nell’estetica al servizio della reale funzionalità.

Non c’è bisogno di allargare strade sempre: la bicicletta fa bene e faremo (appena al di là dei muretti) una bellissima pista ciclabile e poi vi sarà un bus (elettrico come a Firenze dove fra qualche anno non sarà possibile andare in centro se non si avrà un auto elettrica!). Questi bus collegheranno Tricase con le frazioni, ogni dieci minuti; Tricase avrà molte isole pedonali ed è quindi consigliabile prendere il comodo bus, dove è possibile, come a Düsseldorf sorseggiare un caffè e sedersi come al bar. Piccola annotazione: tutte queste cose si fanno presentando dei progetti intelligenti alla comunità europea, che stanzia i miliardi mentre le regioni del Sud non sanno cosa farsene.

Potremmo fare ancora dell’altro, se solo qualcuno ne avesse voglia e competenza, ma cari cittadini, molti si fa anche con il vostro contributo, con la necessità di una cre-scita collettiva che parte dalla scuola e finisce all’ammini-strazione comunale (e che non è detto che debba passare necessariamente attraverso la Chiesa).

Potremmo per esempio organizzare meglio i servizi comunali, sfruttando più razionalmente il castello Gallone e poi avere un museo, vero, dell’arte contadina e forse uno, anche solo fotografico, delle testimonianze che nei millenni hanno lasciato in Puglia Messapi, Ausoni, Sanniti, Japigi, Pelasgi, e poi gli Illiri, i Greci, Spagnoli, Francesi, e tanti altri popoli che nei secoli hanno per fortuna usato le nostre pietre. Andiamo alla ricerca di una nostra caratterizzazione, unica salvezza dell’economia e dello spirito dell’attuale marmellata globalizzata.

In assenza di voci discordanti, di progetti politici alternativi, scrivo tutto questo da cittadino (semidimesso) di Tricase nel Giugno ’98, a futura memoria, e affinchè non si si dica che alcune cose fondamentali e ormai accettate come normali nel resto del mondo, non siano state espresse anche qui, almeno per una volta, con estrema chiarezza. Come le cazzate.

 

“Il Meridiano” – Agosto 1998

Alfredo De Giuseppe

 

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