1995-04 "Una città paurosa" - Nuove Opinioni

La storia, la breve storia di “Città per l’Uomo” meriterebbe di essere raccontata. Rappresenta nel suo piccolo uno spaccato lucidissimo di Tricase, della confusione di questo momento storico e del verbalismo fine a se stesso.

All’inizio del ’93 fu fondato il movimento “Città per l’Uomo” su sollecitazione di alcuni personaggi stanchi del partitismo più becero.

Alle elezioni amministrative furono eletti sei consiglieri: determinanti per battere per la prima volta la DC (ve la ricordate la vecchia cara DC? Noi pensavamo di morire democristiani, tanto era radicata la sua squinternata filosofia).

Ho vissuto, insieme a molta gente due o tre mesi bellissimi, pieni di entusiasmo, di progetti, soprattutto pieni di una voglia matta: dare una svolta a questo paese, a questo Sud.

Comizi esaltanti, piazze piene, serate in allegria, tutto in discussione, porte aperte, trasparenza, imprenditorialità e decisioni veloci, senza dimenticare i meno fortunati.

Finite le elezioni cominciano le sequele di sofismi, di piccole gestioni del potere per il potere, di continui compromessi, di clamorosi voltafaccia, di posizioni sempre poco chiare e quasi mai discusse dal famoso movimento.

Che cosa è successo? Poteva la sua mellifluità ecclesiana affossare tutti i sogni? Può essere tanto piacevole governare, da poter sopportare in silenzio qualsiasi posizione? Per me resterà sempre un mistero! Anzi, penso che sarà svelato insieme al Terzo Segreto di Fatima.

Vero è che da un certo momento in poi le assemblee di “Città per l’Uomo” sono andate avanti fra un perfetto aplomb manierato e situazioni kafkiane: comunque inutile ed inconcludenti.

È del tutto chiaro ormai che quell’esperienza è totalmente esaurita e senza alcuna possibilità di sblocco positivo. Una bella idea maturata, forse, troppo in fretta e senza i necessari approfondimenti. Senza qui tracciare linee di merito e di colpa (in definitiva ognuno ha poi scelto secondo la propria indole e la propria storia) è opportuno sottolineare come, ancora una volta, il sentimento dominante sia stato la paura.

Paura da parte degli amministratori di rompere la coalizione in nome di un malinteso senso di governabilità a tutti i costi; paura dei consiglieri comunali di esprimere le loro idee e staccarsi con coerenza (quando è stato evidente lo scollamento) dal gruppo che lo aveva eletto; paura infine da parte del movimento di parlar chiaro, paura di essere tacciato di politica-partito (e via con le masturbazioni più profonde), paura di vedere le persone per quelle che sono, senza pregiudizi e falsi moralismi. Paura di volare in alto, in definitiva.

Intanto le cose da fare (e conservare) sono tutte lì. Si potrebbe ricominciare semplicemente da quelle, per chi lo volesse.

 

“Nuove Opinioni” – Aprile 1995

Alfredo De Giuseppe

 

 

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