1993-02 "Cari amici di “Città per l’uomo”" - Dibattito per la costituzione del movimento in Tutino

Sono Alfredo De Giuseppe, le presentazioni sono inutili.

Vorrei dare il mio contributo al dibattito che si è aperto, per fortuna, anche a Tricase, sulle scelte social, sulla vita politica e forse anche sulla vita.

Devo scriverVi perché i miei impegni (seppur umili) mi portano spesso a non essere presente in Tricase (in coincidenza con i vostri dibattiti).

Cerco di condizionare piuttosto il lavoro alla partita domenicale del Tutino Calcio.

Vi scrivo (come vi parlerei) per raccontarvi due cose.

Nel 1983 ero un giovane commerciante in attesa della prima figlia con la voglia di discutere di politica. Seguivo tutte le conferenze, ascoltavo molti filosofi, leggevo molto di più di oggi. Ero attratto dall’idea di contribuire a cambiare Tricase, convinto che “coltivare il proprio giardino” fosse il nostro principale interesse, cambiare il microcosmo poteva significare incidere nel cambiamento globale.

C’erano le premesse, o meglio intravedevo io ed un gruppo di ragazzotti allegri. Né Marx, né Lenin, né Comunione e Liberazione, nessuna ideologia preconcetta, nessuna difesa del singolo partito, ma l’ancoraggio ai fatti, solo ai fatti, all’evidenza della propria lettera.

Ci presentammo in modo scanzonato e irriverente alle elezioni amministrative del 1983 con il simbolo della mela bacata. Ci divertimmo come non mai, anzi come sempre. Lanciammo comunque un messaggio: non chiedemmo il voto, riuscimmo ad ottenere un consenso morale (elettoralmente no, quello era appannaggio comunque della DC) e prendemmo 149 preferenze.

In un dibattito successivo fummo accusati da qualcuno (i laureati sono intellettuali?) di essere comunque la stampella della DC, da altri di essere dei qualunquisti o giocherelloni, da altri di non aver capito niente della vita.

Io dissi che era l’ultima volta che parlavo in pubblico, che mi dimettevo da “politico” e avrei pensato di costruire qualcosa di economicamente valido e “poi ci rivedremo tra 10 anni”.

Oggi dopo 10 anni sono venuti a maturazione i tempi dell’abbandono dei partiti: ma perché 10 anni fa furono proprio gli intellettuali a farsi carico di coprire con il loro silenzio tutte le menzogne da strapazzo?

Era piacevole stare dalla parte del vincitore esattamente come gli intellettuali durante il fascismo?

Ed è questa la questione per cui scrivo e che sollevo.

5 anni dopo, nel 1988, avevo molto meno tempo per seguire la vita politica di Tricase. Ma seppi delle tempestose riunioni in seno alla commissione elettorale della DC presieduta dal prof. Donato Valli. Seppi che si era trovato di  fronte al muro di gomma dei giochi di corrente e che la lista da lui presentata fu bocciata dai soliti manovratori politici.

Presi carta e penna e scrissi un articolo su Nuove Opinioni in cui chiedevo come può una persona della cultura e onorabilità di Valli accettare questi giochini. Gli chiedeva una pubblica risposta altrimenti – dicevo – sarebbe stata la fine di ogni speranza; la politica era una cosa strana in mano a strani personaggi. Nessuna risposta, nessun articolo, nessuna denuncia.

Non è stato facile in questi anni lavorare senza farsi invischiare dalla melma, visto il necessario, contiguo contatto con politicanti di tutte le specie. Ho sperato in un colpo di coda dell’intelligenza umana, in una pubblica sconfessione di certe logiche dominanti. Per anni tutti a razzolare e a distruggere le motivazioni più sane della battaglia politica e, acriticamente, tutti inquadrati in silenzio, pronti ad accettare tutto quello che va succedendo. Semplicemente un azzeramento delle tessere DC e via alla fondazione della nuova DC, con gli stessi uomini e le stesse logiche. Perché non provare con un azzeramento reale e cominciare da capo, nel modo più “Politico” possibile? Per me non vi è niente da ricostruire ma tutto da ricostruire. Non è ipotizzabile oggi un richiamo a valori di 50 anni fa; non interesserebbe a nessuno.

Va fondata la nuova cultura della politica, la nuova cultura della propria terra, inserita con originalità in un contesto di internazionalizzazione.

Voi dovete farvi carico di questo: non di dar peso alla solita DC. Le sigle non hanno più significato ed è il momento, in modo libero, di dare spazio a chi ha denunciato, a chi è andato controcorrente, a chi si avvicina alla politica con passione verginale.

Che qualcuno dica concretamente come vorrebbe vivere e far vivere gli altri, dalla scuola alla sanità, dalle piazze alle feste, con un occhio ai conti e l’altro alla fantasia. Magari per iscritto, signori. Scrivere solo poesie non basta più.

 

Dibattito per la costituzione del movimento
“Città per l’Uomo”, in Tutino – Febbraio 1993

Alfredo De Giuseppe

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