1986-03 "L’U.S. ricomincia da 3" - Nuove Opinioni

Mentre il calcio vive le sue ormai solite giornate di mortificante violenza (della stampa, dei tifosi, dei calciatori e dei dirigenti) e di supplichevole attesa del mondiale messicano, il nostro “piccolo” calcio continua silenziosamente a vivere.

In punta di piedi, senza molti clamori né sussulti, il Tricase, per il terzo anno consecutivo, cerca di risalire in promozione. Un anno particolare con il Lecce in serie A (a proposito, la violenza e il sud-ismo di Jurlano è stato uno dei più brutti spettacoli dell’anno) che ha tolto tifosi a tutte le squadre salentine ed in alcuni casi l’interesse per interi campionati. Niente di strano, ma senz’altro tante delusioni per dirigenti locali. Organizzare una squadra significa, in molti casi, sacrificare senza farsi notare, molto tempo e denaro (non facciamo del caso singolo la regola generale) e si rischia, ora, di pensare che tutto sia inutile. La discussione vicino al Bar interessa quasi sempre la serie A, giornali (anche locali) parlano soltanto dei grandi miti della TV (che poi in generale offrono uno spettacolo alquanto blando).  Di quasi cento  o duecento ragazzi che in ogni paese si dannano per un posto nella prima squadra di Promozione non importa niente a nessuno. Nel disinteresse generale succede, poi, che questi ragazzi si abbandonino a gesti plateali  tante volte sognati, alla violenza che fanno esplodere ogni domenica, anche in campo. Come si fa a insegnare loro cose diverse, se l’unica cosa che conta è quell’attimo di gioia del goal? Ci sono intere squadre nei campionati dilettanti che si trovano solo la domenica e non hanno alcun piacere nello stare insieme; nel creare squadra, unico valore da ricercare in paesi, per geografia ed economia, lontani dal poter mandare calciatori in serie A.

 

Il fatto negativo dell’attuale dirigenza dell’Unione Sportiva Tricase è di non aver individuato molto bene queste premesse e di essersi lasciati andare (ritornando indietro di qualche anno) ad un discorso tutto finalizzato alla classifica, acquistando elementi esterni (di dubbia utilità) e sacrificando quei ragazzi locali che, con accanimento, da anni aspettano il loro momento.

Conclusione, epurato un centrocampo considerato troppo fine, la squadra si è ritrovata per oltre metà del campionato senza un gioco; un campionato che doveva essere finalmente una passeggiata ci vede ancora soccombere di tre punti dalla matricola  Gagliano (ma si può ancora riprendere); nonostante l’esperienza di alcuni elementi si è andati a perdere, esattamente come gli anni scorsi contro Taurisano e Specchia, squadre alquanto modeste.

Meglio sarebbe stato insistere su un gruppo di giovani di sicuro affidamento, anche caratteriale; riperdere il campionato, magari, ma creando le nuove basi per un futuro più dinamico rispetto alla realtà del Paese (non un futuro di sogni, visto che per fare un campionato come quello dello Scorrano, ci vogliono oltre 200 milioni).

Cosa che è riuscita a fare molto bene la Virtus Pallavolo, per esempio: partendo da una forma di autarchia, ha sviluppato al massimo il settore giovanile, inserendo continuamente giovanissimi, per poi acquistare, al momento giusto l’uomo giusto.

Vi garantisco: se il calcio è un gioco e lo si fa (tutti) per divertirsi è meglio creare una squadra di giovani entusiasti che di finti campioni. A meno che, e qui faccio ammenda di ignoranza, non si sia spinti da altri motivi.

 

Nuove Opinioni - 6 Marzo 1986

Alfredo De Giuseppe

Stampa

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.

Ok