1981-12 "De Benedetto, Indino, De Vito, tre modi di essere nel partito: Viaggio nelle DC tricasine" - Nuove Opinioni, cofirmatario Roberto Blandolino

Andiamo ad incontrare Cosimo De Benedetto, Edgardo Indino, Fernando De Vito. Tre modi completamente diversi, per esperienza, aspirazioni, modi espressivi e funzioni politiche, di essere democristiano oggi a Tricase.

De Benedetto ha tutto del politico consumato, dall’uso spropositato di termini prettamente “politici” all’idea di una propria funzione carismatica e mediatrice.

Indino usa un linguaggio più letterario, non disdegna citazioni, e pur preoccupandosi di smussare gli angoli nelle accuse rivolte, rimane chiaro ed efficace. De Vito rappresenta l’anima incolore della DC, non vuole parlare, ci rimanda ad “altri più preparati”, vive una mezzora nel terrore che lo si possa smascherare De Benedetto non si lascia trascinare in un colloquio informale, anzi con i suoi tic nervosi e gli occhi furbescamente attivi parla più al registratore che a noi; è ben attento a non dare giudizi su i suoi colleghi di partito e cerca con molti luoghi comuni di mettere a tacere qualsiasi polemica.
Per la seconda volta assessore provinciale, ha giurato fedeltà al partito: “Io vado dove il partito mi dice di andare e cerco di svolgere il mio compito con molto impegno”. Non è stato molto contento dell’assessorato alla P.I. che di fatto diminuisce il suo peso politico, ma si guarda bene dal dire che Quarta gli ha impedito di assurgere a più alte cariche: “Nella DC non si cade in disgrazia, al massimo si diverge, gli incarichi vengono decisi dal partito”, come se il partito da Lecce in giù, non sia un sinonimo di Quarta. Ci tiene ad apparire disciplinato ma prepara la rivincita con puntiglioso cipiglio.
La DC tricasina lo ha eletto suo segretario e lui riconoscente trasforma le battaglie rissose in libere esercitazioni nell’arte della dialettica: “Il fatto che ci sia scontro all’interno della DC è un fatto positivo e dimostra la democraticità del nostro partito”.

Sulla sua influenza rimane ancora una volta abbottonato: “Non mi sono mai sentito un leader, nella DC non esistono gerarchi, al massimo ispiratori”.

Le dichiarazioni di Lia sulla incapacità e faziosità dell’attuale amministrazione comunale non vengono smentite ma semplicemente liquidate con un “La penso diversamente”.  Ma non può proprio fare a meno di registrare gli errori (non dolosi, per carità!) compiuti “nell’attuare praticamente, ogni giorno i principi generali che a mio avviso erano e sono validi”.

Un discorso questo dell’Amministrazione che non trova d’accordo Indino, consigliere al posto del dimissionario Morciano. Con la calma di un uomo che sembra costruito da un fascio di nervi, subito dichiara: “Sottoscrivo pienamente tutto ciò che ha dichiarato Lia e condivido la sua posizione” e aggiunge “il Sindaco è rimasto abbagliato dal prestigio della carica e non ha valutato le responsabilità che essa comportava e che gli sono piovute addosso trovandolo impreparato”. Indino, dopo essere stato eletto per due legislazioni consecutive, non viene riconfermato per il mancato appoggio di autorevoli esponenti della sezione alla quale è iscritto (così corre voce).

Il dente avvelenato ed alcuni contatti già avviati fanno sì che il suo ingresso nella corrente Lia diventi operativo. Parla di una amministrazione che incarna i poteri di un monarca assoluto, e non crediamo a riferimenti casuali. Esplicitamente accusa il Governo cittadino di “stravolgere i principi per favorire posizioni e volontà di parte, rinnegando gli ideali del partito”. “Se la gente dovesse votare per questa Amministrazione, la DC prenderebbe il 10% dei voti, per fortuna ancora una volta, voterà per il partito, a prescindere da quello che ha fatto questa amministrazione”.

Il peccato più grosso commesso dagli attuali amministratori è stato la presunzione: si è creduto di poter fare a meno di assessori anziani “che conoscevano i piccoli mezzucci del fare politica e che se dovevano assumere un bidello, lo facevano e basta. Ora invece si solleva un gran polverone solo per stabilire secondo quale metro si deve fare l’assunzione”. Se a questo uniamo la considerazione che “all’attuale Sindaco è venuto completamente a mancare l’apporto di alcuni assessori, perché incapaci”, il quadro è desolante ma completo.

La considerazione di Indino sull’incapacità di alcuni assessori, la giriamo all’assessore dell’agricoltura De Vito: “Io non posso fare  molto perché il Comune non ha i mezzi finanziari adatti per intervenire”. All’obiezione se non sia anche questa una precisa scelta politica c’è un secco “NO COMMENT” “perché DI questioni politiche è meglio non parlare”. Quando si entra più dettagliatamente nei problemi dell’agricoltura ci viene detto candidamente che non esistono dati sulle colture, che niente si può fare finchè non arriva l’acqua. E il discorsosi ferma qui. Su Lucugnano, dopo tanti tentennamenti, ci dice che “non c’è guerra, che tutto è tranquillo e che la sezione ha sempre appoggiato tutti allo stesso modo”.

- Rifarebbe l’assessore?-

- No, perché stanca.

- Ma come è arrivato a questo incarico?-

- Non riesco a spiegarmelo. Forse ha influito il mio diploma in agraria e geopolitica.

E’ una degna conclusione di questi incontri che racchiudono i modi diversi di essere democristiani, o impegnati su tutti i livelli alla ricerca di una propria collocazione storica, o stancamente scontenti dei propri insuccessi e alla ricerca di posizioni più proficue o increduli di fronte alla propria posizione perché ritenuta troppo grande, buttati, per ragioni assurde, nella mischia, a governare questo paese.

 

Nuove opinioni - 16 Dicembre 1981

Alfredo De Giuseppe

Roberto Blandolino

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