1986-10 "Il Tricase ricomincia da tre" - Nuove Opinioni

Mentre il calcio vive le sue ormai solite giornate di mortificante violenza (della stampa, dei tifosi, dei calciatori e dei dirigenti) e di supplichevole attesa del mondiale messicano, il nostro “piccolo” calcio continua silenziosamente a vivere.

In punti di piedi, senza molti clamori né sussulti, il Tricase, per il terzo anno consecutivo, cerca di risalire in promozione. Un anno particolare con il Lecce in serie A (a proposito la violenza e il sadismo di Jurlano in TV è stato uno dei più brutti spettacoli dell’anno) che ha tolto tifosi a tutte le squadre salentine ed in alcuni casi tolto l’interesse per interi campionati. Niente di strano, ma senz’altro tante delusioni per dirigenti locali. Organizzare una squadra significa, in molti casi, sacrificare, senza farsi notare, molto tempo e denaro, non facciamo del caso singolo la regola generale e si rischia, ora, quasi sempre la serie A (che poi in generale offrono uno spettacolo alquanto blando), di quei cento o duecento ragazzi che in ogni paese si dannano per un posto di prima squadra non importa niente a nessuno. Nel disinteresse generale succede, poi, che questi ragazzi si abbandonino a genti plateale tante volte sognati, alla violenza che fanno esplodere ogni domenica, anche in campo. Come si fa a insegnare loro cose diverse, se l’unica cosa che conta è quell’attimo di gioia del goal? Ci sono intere squadre nei campionati dilettanti che si trovano solo la domenica e non hanno alcun piacere nello stare insieme; nel creare squadra, l’unico valore di ricercare in paese, per geografia ed economia, lontani dal poter creare calciatori di serie A.

Il fatti negativo dell’attuale dirigenza dell’unione sportiva Tricase è di non aver mai individuato bene queste premesse e si è lasciati andare (ritornando indietro di qualche anno) ad un discorso tutto finalizzato alla classifica, acquistando elementi esterni (di dubbia utilità) e sacrificando quei ragazzi locali che, con accanimento, da anni aspettano il loro momento.

Conclusione: epurato un centrocampo troppo fine, la squadra si è ritrovata per oltre metà del campionato senza un gioco; un campionato che doveva essere finalmente una passeggiata ci vede ancora soccombere di tre punti dalla matricola Gagliano (ma si può ancora riprendere); nonostante l’esperienza di alcuni elementi si è andati a perdere esattamente come negli anni scorsi contro Taurisano e Specchia, squadre alquanto modeste.

Meglio sarebbe stato insistere su un gruppo di giovani di sicuro affidamento, anche caratteriale, riperdere il campionato, magari, ma creando le nuove basi per un futuro amico rispetto alla realtà del Paese (non un futuro di sogni, visto che per fare un campionato come quello dello Scorrano, ci vogliono oltre 200 milioni).

Vi garantisco: se il calcio è un gioco e lo si fa (tutti) per divertirsi è meglio creare una squadra di giovani entusiasti che di finti campioni. A meno che, e qui faccio ammenda di ignoranza, non si sia spinti da altri motivi.

 

“Nuove Opinioni” – Ottobre 1986

Alfredo De Giuseppe

 

 

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