1983-08 "E gli sportivi aumentano!" - Nuove Opinioni

Ormai è chiaro. Il vero sport, nostrano e interclassista, è la pesca.

Il dottore ha la barca bimotore con reti buone, il suo nuovo status symbol è la barca da pesca, il suo management si misura dalla sua capacità di prendere pesci. Gli scafi, potenti, spaziosi per stendersi e prendere il sole appartengono al passato, non qualificano il personaggio, è una pura dimostrazione di ricchezza.

L’impiegato, quello statale, ha una misconosciuta propensione associativa. In tre quattro comprano una barca (non più di sei metri, però, senò ci vogliono andare pure le mogli) e ogni domenica, levataccia alle quattro, grandi preparativi, discussioni al bar, eccitamento in famiglia e si parte. Che cosa peschino non è dato sapere, ma il tutto deve essere avvincente.

C’è poi il disoccupato, vero o finto che sia, capace di pescare, canna e amo, per dodici ore di seguito, alla problematica ricerca di una soluzione esistenziale (intanto si nutrono).

Questo sulla canna dei nostri ripidi e appuntiti scogli è poi un fenomeno tutto da vedere. Basta alzarsi una mattina insieme a loro, magari di domenica, andare, tutti insieme, coscienziosamente, verso il mare e si vede una frotta di “sportivi”, che lasciate assiepiate le centinaia di auto, si buttano verso quello che loro considerano il piccolo segreto da custodire, il posto “dove mangiano”. Appaiono centinaia di canne, lunghe e pazienti, passeggiando per la litoranea.

Per tutti è una promessa di vittoria, una sete di rivincita, una voglia di far meglio.

I pesci si ribellano un po’, cercano di diventare furbi ma non c’è niente da fare, la brace gli aspetta. C’è una coppia di ultra-cinquantenni (lui suona per la banda di Specchia o di Miggiano?) che ogni mattina all’alba, estate e inverno, li trovi lì accaniti e pazienti, solo un po’ nervosi con i passanti curiosi: da trent’anni campano un po’ di figli.

C’è invece una barca, grande e brutta, arrugginita e senza attrezzatura che da qualche anno fa lo strascico, quello vero, quello brutto. Dove passa lei, per anni interi, nessun pesce depositerà un uovo, miliardi di pesciolini appena nati (la tartana) finiscono nella rete, che trasporta tutto, flora compresa. L’Adriatico non è un mare molto pescoso, ma penso che così si avvicina alla morte.

Ecco perché quel mio amico che da quattro settimane, ogni sabato e domenica si alza alle cinque e va al mare senza prendere niente mi sembra un nostalgico senza senso.

Eppure, per quel pesciolino che di tanto in tanto riuscirà a far sboccare, gli sembrerà di essere tornato cacciatore, di vivere in armonia con la natura, di essere un vincente, di fare sport. E così gli sportivi aumentano, anzi sono di più dei non sportivi.

 

“Nuove Opinioni” – Agosto 1983

Alfredo De Giuseppe

 

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