1982-04 "Il Tricase nella bufera" - Nuove Opinioni

L’U.S. Tricase è nella bufera. La squadra ha collezionato sette sconfitte in otto partite e il campo è stato squalificato fino al 31 Ottobre ’82.

Questa società di calcio che negli anni ’60 ha vinto la coppa disciplina (classificandosi seconda altre due volte), negli ultimi quattro anni è stata capace di cancellare ogni buona referenza e diventare una delle tante società “in castigo”. Il discorso sull’abbassamento del livello tecnico coincide con la pochezza dirigenziale e con una generale disaffezione verso il calcio. Salgono sport come la pallavolo e il tennis mentre, anche a livello giovanile, il calcio tricasino richiama sempre meno gente.

Questo dovrebbe far seriamente riflettere tutti coloro che operano nel settore, amministratori compresi che quest’anno hanno fortemente voluto che la squadra continuasse secondo i soliti binari,

Nel marasma generale sono invischiati tutti: il pubblico che frequenta il calcio stenta a innamorarsi di esso e continua a usarlo come valvola di sfogo dei propri istinti più violenti (il gesto dello stadio, è stato per giorni esaltato e salutato come “finalmente qualcuno si è deciso”, è sintomo di generale inciviltà e di volere sempre a tutti i costi trovare il colpevole). La dirigenza, colpevole più che altro, di aver accettato un incarico, senza conoscere minimamente quello che era la realtà di questa squadra, da anni in declino, doveva tentare un rinnovamento e invece ha perseguito la politica dei piccoli passi, già lanciata dalla gestione Ciullo, che ha stancato il pubblico e creato un pauroso vuoto tecnico. “Se la squadra vincesse tutto andrebbe bene” si dice in giro ed è vero (perché il calcio è inteso solo come vittoria) ma se si fosse dall’inizio chiarito che Tricase non può avere una squadra di promozione competitiva 8dilettanti da 500.000 mensili + premi partita) che sarebbe giusto pure retrocedere se questo servisse a rigenerare ambiente e giocatori, le contestazioni e le disaffezioni sarebbero state minori perché minori sarebbero le pretese. Ci sono anche allenatori e giocatori che sono riusciti ad offrire nell’arco del girone di andata una sola prestazione pregevole e che con i loro atteggiamenti vittimistici invogliano il pubblico a scaricare tutto sull’arbitro e segnalinee.

Sostituire l’allenatore, che, si dice, ha fatto da solo la campagna acquisti non ha un grande valore terapeutico, perché i mali sono più profondi e vanno inseriti nel generale malessere di Tricase, che così priva di scambi culturali e commerciali, di industria e cooperative, di artigiani e imprenditori sembra non aver nessuno interesse ad essere rappresentato (e sappiamo che il calcio è un ottimo veicolo pubblicitario) almeno a livello pugliese.

 

“Nuove Opinioni” – Aprile 1982

Alfredo De Giuseppe

 

 

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