1981-07 "Artigianato o lavoro nero?" - Nuove Opinioni

Un paese che ha perso la possibilità negli anni ’60 e ’70 di avere uno sviluppo più consistente e più programmatico e di operare un salto di qualità nelle condizioni di vita, si pone il problema dell’artigianato. Questa terza mostra artigianale più che tentare una soluzione, sembra voler mostrare tutta la po­chezza ed il pressapochismo che muovono il settore.

A Tricase è esplosa da dieci anni l’edilizia eppure non c’è costruzione concepita come moderna bottega artigianale: il garage diventa falegnameria, la casa in costruzione è la fucina del fabbro. A memoria d’uomo non si ricorda un solo corso artigianale organizzato da un qualsiasi ente locale.

L’apprendistato non esiste. Decine di mestieri stanno scomparendo, penalizzando un economia locale che non è industriale ma che non è più contadina.

L’artigianato che viene fuori da questa mostra è un artigianato che stenta a passare dal folklore al pieno consumo ma soprattutto stenta a passare dall’idea casalinga ad una concezione più moderna di produzione.

Prendiamo la lavorazione dei filati con le decine di pizzi, copricoperte che sono esposti: non vi è rappresentata una sola ditta che lavori e venda a titolo personale. O meglio dire svendono il proprio lavoro a quei mercanti di passaggio che da decenni acquistano le loro lavorazioni per prezzi ridicoli.

Le donne sono coscienti di questo ma sanno anche che è l’unico modo che garantisca loro una certa continuità di vendita.

Artigianato qui è ancora lavoro nero, mercato nero. Intano l’associazione artigiani non si fa sentire, non esiste se non nel periodo elettorale.

L’Amministrazione comunale aumenta fra gli artigiani un eccessivo individualismo e tante piccole invidie che lacerano ogni rapporto, ogni possibile programma. Ed a questo si conduce lo snobbamento degli artigiani di questa rassegna. Del resto le nostre Amministrazioni non hanno mai brillato in lungimiranza e non si può pretendere ora che, con un discorso isolato come quello della mostra, si dia un impulso decisivo al nostro artigianato. Gli artigiani, dicevamo, sono latitanti (sono pochissimi se si considera che la mostra vuole avere carattere zonale) né nei presenti si nota uno sforzo di fantasia, né si vedono slanci di entusiasmo.

Indino, che sta tentando di alzare il livello qualitativo della lavorazione del cemento, è uno degli artigiani più giovani “Francamente sono scoraggiato” – ci dice – “ho lavorato da solo come un matto per presentare queste novità ma non mi sento aiutato, nessuno spinge le nostre opere. Io venderò sempre così poco e con così poca continuità che è impensabile che possa dare lavoro a qualcuno. Che devo fare? Cercare a tutti i costi il posto fisso o diventare vecchio così, sena né la voglia né la possibilità di avere qualche soddisfazione in più del mio lavoro?”

 

“Nuove Opinioni” – Luglio 1981

Alfredo De Giuseppe

 

 

Stampa