1981-04 "Barocco leccese a Roma" - Nuove Opinioni

Toh. Lecce dove non ti aspetti. Arrivi a Roma di primo mattino.

La primavera rende Roma ancora più bella, grandiosa. Sali sul bus che porta una marea di gente verso il centro. Tanti americani e tanti giapponesini, tutti con la macchina fotografica. Piazza Venezia è ancora più bianca, il riflesso dei marmi dell’altare della Patria posa sulla piazza. Di sfuggita ti sembra di intravedere Lecce, scritto da qualche parte. Scendi alla prima fermata, torni indietro e vedi dal famoso balcone del duce scendere un vistoso drappo rosso “Azienda di soggiorno e turismo: Lecce”. Sali incuriosito. Per le scale altri cartelli “Mostra fotografica barocco leccese”. Prezzo all’ingresso £.1000. Gratis per chi ha meno di 20 anni. Pensi che non fa tanto male nasconderti qualche anno, ogni tanto.

Nelle prime stanze incontri tutte le armi, gli elmi e le corazze della storia d’Italia, nelle ultime tre c’è Lecce.

Ancora ti chiedi: “Possibile che i nostri operatori turistici abbiano imparato l’arte della pubblicità, che abbiano la volontà di parlare di qualcosa che non sia il mare?”. Pare proprio di si.

Una bellissima mostra fotografica con grandiosi ingrandimenti delle parti più belle di Lecce. E poi soprattutto un curatissimo filmato. Voce di Oreste Lionello, ottimi colori, musica del ‘500. Se non conoscessi Lecce me ne sarei innamorato. La scultura è movimento, ricerca dell’insolito, del nuovo. Tutto passa attraverso il movimento delle ombre e delle luci. Oltre a Lecce vengono brevemente inquadrate le cittadine di Nardò e Tricase. Di Tricase è una carrellata che parte dal Tempio per concludersi su Piazza Vittorio Emanuele. Accanto a me ci sono due scolaresche. Un ragazzo chiede: “Professò! Ma chi ci è andato a fare tutte ‘ste cose laggiù?”. Il professore ride ma forse non sa davvero dare una risposta.

Il barocco leccese non è il barocco dei maestri, del Bernini, del Borromini, del Longhena, ma un barocco più artigianale, più comportamentale perché era entrato nell’uso comune. Era la dolcezza della pietra lecce a dare più facilmente corpo alle fantasie e alle, a volte inutili, creatività del barocco. Il filmato è finito. Sull’ultima immagine c’è scritto che tutte le opere viste sono tenute nel più completo abbandono e che aver mostrato tutto in maniera spettacolare non significa chiudere gli occhi alla realtà ma dimostrare a tutti le profonde radici e la potenziale vitalità della civiltà salentina. Ritorni indietro. Ad un tavolo regalano poster di Santa Croce e dépliant sulla provincia, li distribuisce una bella ragazza lecce. “Piace a tutti sai”. È un po’ meravigliata quando le dico che sono di Tricase. “Molti stranieri specie americani mi chiedono dov’è la Puglia, non l’hanno mai sentita nominare”. Eppure anche la California era una sperduta penisoletta…

 

“Nuove Opinioni” – Aprile 1981

Alfredo De Giuseppe

 

 

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